lunedì 31 marzo 2014

bianca

è anziana, arriva circa ai 70 anni e percorre il vialetto curvo per arrivare in studio a fatica, stanca ad ogni passo di doverne fare uno ulteriore.
ho fatto con lei diversi trattamenti, almeno una decina. bianca rappresenta uno di quei casi che ogni terapeuta prima o poi deve affrontare: il caso sociale, il valore gratuito dell'occuparsi delle necessità altrui.
non voglio niente da lei, ma bianca insiste, qualcosa le devo, è giusto che io abbia qualcosa in cambio. ma anche questo movimento dello spirito non è fin dal primo incontro: lei stava molto male, aveva dolori ovunque in quel corpo minuto e maltrattato da una vita di sacrifici e dall'età. il suo pensare era rivolto a cercare di trovare un una soluzione a quei dolori che non la facevano riposare mai, che la tormentavano. ma un'altra spinta la faceva cercare ininterrottamente una soluzione: la speranza di poter vivere serenamente quanto le restava, che tutto il suo modo di vivere non aveva fondamenta di paglia, ma che qualcuno le confermasse che ciò in cui credeva esser giusto era giusto davvero. ma lo voleva dall'esterno, da qualcuno al di fuori della sua famiglia e della sua cerchia di conoscenze. e pagarmi non era certo nelle sue priorità di pensiero, e non era certo la sua preoccupazione principale.
arriva da me un anno fa circa stanca e appena zoppicante, un'andatura incerta, timorosa di sentire il solito dolore ad ogni passo. mi chiama dottore e mi dà del lei, pretendendo da me il TU. questa è in un solo concetto la mia paziente, tanto paziente da sopportare quel dolore che a tratti l'assale ancora, anche se non così forte, solo per imparare insieme a me qualcosa che non appartiene a nessuno dei due. 
Ho provato con lei molte tecniche di riequilibrio dell'energia, aiutato dalla radioestesia nel cercare la migliore in ogni momento di cura.
La risposta è sempre stata la stessa, con poche varianti nell'arco delle stagioni: sto ben due o tre giorni, e poi torno pian piano a stare come prima. 
bianca però è caparbia, come molte delle donne del sud Italia, e non molla. cerca anzi di trovare delle differenze nel suo soffrire, degli stati di dolore diversi tra loro, che possano dare un poco di sollievo in più a lei, e nuove informazioni a me.
man mano che continuiamo nella nostra ricerca, è affiorata alla presenza di bianca la convinzione che per quello che faccio devo esser pagato. io non voglio, deciso a concludere il mio lavoro senza prendere alcunché. ma è caparbia e non vuole sentire ragioni diverse da quelle che crede siano quelle della giustizia del cuore, del suo almeno...
sono arrivati così regali, erbe del suo giardino, conserve fatte da lei, e tutto ciò che lei crede che possa piacermi o anche solo stuzzicare la mia curiosità.
oggi le ho fatto un trattamento diverso dai precedenti: qualcosa, nell'attenderla, mi ha suggerito che forse per qualche volta dovrei curare con più attenzione lo stato di benessere del suo campo, dare più importanza e precedenza ad esso, piuttosto che quello del solo suo corpo fisico.
e così ho fatto. trovate ferite e buchi nel campo con la radioestesia, ho utilizzato tecniche "sciamaniche" di ricucitura, tessitura e pettinatura del campo.  bianca per la prima volta è riuscita a dormire e rilassarsi profondamente.
il terapeuta che usa il test radioestesico ad ogni fase del trattamento, non dovrebbe scappare l'informazione di come si congestionano le proprie mani durante questo tipo di lavoro: il bioplasma delle mie mani era completamente congestionato, ogni volta che ritessevo e pettinavo la sua aura, soprattutto lo strato vicino al corpo fisico. mi sono pulito le mani e le braccia in continuazione, dopo ogni intervento, anche se minimo.
ho uno spray apposta, e oggi l'ho sperimentato per bene.
bianca alla fine aveva il corpo e il campo che risuonavano con un'onda basale di 8000 bovis, e ciò mi bastava. 
il suo pagamento è stato, questa volta, non so cos'ho addosso, ma mi sento più viva.
grazie.
grazie a te.